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Sonata
Islands Festival 2009
Jazz &
Notation
"Jazz & Notation" tries to cross the
border between written and improvised music, asking classical composers
for more open forms and jazz musicians for more structured
compositions. Musicians in the ensemble feel at ease passing from
improvisation to reading and viceversa.
Amongst our guest soloists we would like to
underline the presence of Giovanni Falzone, Javier Girotto, Mauro Negri, Simone Zanchini and Tino Tracanna.
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La peculiare originalità del festival consiste nella produzione
nello
stesso spettacolo di musica nuova e jazz, di musica
performing-improvvisata e scritta-strutturata. Anche quest’anno
l’orizzonte
si allarga sinesteticamente attraverso la visione
cinematografica nell'appuntamento (solo trentino) dei
Muti musicati, in collaborazione con l'associazione bolzanina
Rimusicazioni
Fra gli ospiti solisti da sottolineare la
presenza di Giovanni Falzone, Javier Girotto, Mauro Negri, Simone Zanchini e Tino Tracanna. L'idea di
invitare solisti ospiti che suonino insieme all'ensemble proprie
composizioni si è rivelata particolarmente vitale e
interessante
nelle edizione 2006-2008.
Le date:
28 ottobre ore 21
In collaborazione con Opera Universitaria di Trento
Studentato Univeristario S. Bartolameo via Malpensada
Avant-prog bielorusso dei Rational Diet
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Blue Note, Milano
8 novembre 2009 ore 21
Tino Tracanna (sax) e ensemble Sonata Islands (musiche di Tracanna e Galante)
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Politeatro Viale Lucania 18 Milano
9 novembre 2009 ore 21
Museo di Scienze Naturali in Palazzo Sardagna, Trento
10 novembre 2009 ore 21
Giovanni Falzone (tromba), Simone Zanchini (fisarmonica) e Sonata Islands (musiche di Falzone, Stuppner, Zanchini)
in coproduzione con Festival di Musica Contemporanea di Bolzano
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Politeatro Viale Lucania 18 Milano
16 novembre 2009 ore 21
Museo di Scienze Naturali in Palazzo Sardagna, Trento
17 novembre 2009 ore 21
Javier Girotto (sax) e Sonata Islands
(musiche di Girotto, Michael Nyman, Riccardo Zegna, Germano Mazzocchetti)
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Politeatro Viale Lucania 18 Milano
23 novembre 2009 ore 21
Museo di Scienze Naturali in Palazzo Sardagna, Trento
24 novembre 2009 ore 21
Mauro Negri (clarinetto) Sonata Islands e Ensemble Zandonai
(musiche di Negri, Oscar del Barba, Roberto Soggetti, Mario Pagotto, Emilio Galante)
in collaborazione con Orchestra Zandonai
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Politeatro Viale Lucania 18 Milano
30 novembre 2009 ore 21
Castello del Buonconsiglio, Trento
1 dicembre 2009 ore 21
Kamera Quintet
(musiche di ELP, Genesis, King Crimson, Gentle Giant trascritti per quintetto a fiati, Carlo Galante, Riccardo Giagni)
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Sala Filarmonica, Trento
9 dicembre 2009 ore 21
Ensemble Zandonai in collaborazione con Sonata Islands
musiche di Giovanni Sollima e Emilio Galante
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In collaborazione
con il
Cineforum di
Trento
Cinema S. Marco - via S. Bernardino - Trento
15 dicembre 2009 ore 17,30 - ore 20.45
Douro, Faina Fluvial
(Lavoro sul Douro, regia di Manoel de Oliveira, 18', Portugal, 1931 - rimusicazione di Susy Lughezzani, pianoforte)
The Plastic Age
(regia di Wesley Ruggles, 73', U.S.A, 1925)
con Tiziano Popoli, Paolo Enrico Archetti Maestri, Emilio Galante
in coproduzione con Associazione Rimusicazioni di Bolzano
La settima edizione del festival Sonata Islands si tiene anche
quest’anno sia a Trento che a Milano da fine ottobre a
metà dicembre. Le sedi sono numerose: a Milano il Politeatro di
viale Lucania e il Blue Note, a Trento il Museo di Scienze Naturali, il
Castello del Buonconsiglio, lo Studentato Universitario, il Cineforum
al Teatro S. Marco e la sala Filarmonica.
La formula ormai consueta è quella di commistare jazz e musica
classica contemporanea, linguaggio dell’improvvisazione e della
composizione.
Per fare ciò l’ensemble Sonata Islands invita in ogni
concerto un diverso solista proveniente per lo più dal mondo del
jazz.
Quest’anno i solisti saranno Tino Tracanna, Giovanni Falzone e Simone Zanchini, Javier Girotto, Mauro Negri.
Verranno presentate molte prime esecuzioni di Hubert Stuppner, Oscar
Del Barba, Riccardo Giagni, Roberto Soggetti, Mario Pagotto, Riccardo
Zegna e Germano Mazzocchetti.
Due appuntamenti guardano in modi diversi al rock, all’avant prog
dei bielorussi Rational Diet e al progressive rivisitato per quintetto
a fiati di Kamera in Rock.
Quest’anno si apre una nuova collaborazione con il Museo
Tridentino di Scienze Naturali, che ospita tre dei nostri appuntamenti,
in sinergia con la mostra fotografica di Diego Moratelli.
L’orizzonte sinestetico si allarga ulteriormente attraverso la
visione cinematografica di un muto musicato, all’interno della
programmazione del Cineforum di Trento.
Ben tre co-produzioni, con il Festival di musica Contemporanea di
Bolzano, con il Festival Rimusicazioni di Bolzano e con
l’ensemble Zandonai di Trento, informano il nostro programma,
frutto di una politica che ricerca attivamente la produzione e la
circolazione di spettacoli nuovi.
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28 ottobre 2009 ore 21 Studentato Universitario S. Bartolameo, Trento
Rational Diet
Vitali Darashuk fiati
Kristsia Kiryl violino
Padhaiskaya Volha tastiere
Kristsia Nadzeja violoncello
Tarasiuk Maksim chitarra elettrica
Maslouski Dzmitry basso
Siamitka Mikalai batteria
Qui due live recordings dal concerto trentino
Inedito
Condemned
fotografia di Sergio Amadori
Rational Diet(RD). Modern chamber music ensemble, from Belarus (former
USSR), existing as septet (acoustic+electric line-up): violin, cello,
piano/organ, bassoon/saxophone, guitar, bass-guitar, drums. RD was
found in 1997 in Brest by students of the musical college. Now, after
graduating Minsk conservatorium by old and new RD members, the
band is presented by seven experienced composers and performers. RD
plays original composed and improvised pieces in style tends to be
called Chamber Rock (and Stravinsky and Henry Cow elements may be found
in band's music).
HISTORY
1997. Brest, Belarus - musicians first time work together making
soundtracks for experimental films, performances etc. Music of that
period combined minimalistic themes, free improvisation, aleatoric,
noise and happening.
1997-1999. Band named Rational Diet stops playing "applied" music and
became something like a collaboratory of composers who write serious
contemporary rock compositions with elements of improvisation. Dozens
concerts in Belarus. First recordings ("From the grey notebook", 1999,
published by Altrock in 2007).
2000-2002. Minsk, Belarus - Something like coma in RD's activity. Band
consists of just two musicians but continues to play. RD takes part in
almost all festivals of contemporary art in Belarus cooperating with poets and performers. Music for a couple of theater works.
2003-2006. New cast of musicians and new manner of playing - RD becames
an acoustic chamber ensemble. "The Shameless" recorded in august 2004
(published by Altrock in 2007) demonstrates new abilities of band after
such metamorphoses.
2007-2008. Reunion with rock sounding wing. Rational Diet becames
septet consists of classical and rock line-up. Album "At
Work"(published by Altrock in 2008). Concerts in Poland, Germany, Italy
as well as in Belarus and Russia.
2008-2009. "Janko, the Alban king" soundtrack for self-made performance. Recording of new album.
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8 novembre 2009 ore 21 Blue Note, Milano
Tino Tracanna sax tenore
Sonata Islands Quintet
Emilio Galante flauto
Guido Bombardieri clarinetto
Beppe Caruso trombone
Tito Mangialajo Rantzer contrabbasso
Stefano Bertoli batteria
Tino Tracanna New mind lines
Guido Bombardieri Etno song
Emilio Galante Fibonacci Follia
Tino Tracanna Pow how
Emilio Galante Nodo alla gola
Tino Tracanna Like Cab
Tino Tracanna Triad
Emilio Galante Keep your eyes up
Tino Tracanna Il mercato dei pazzi
Tino Tracanna, nato a Livorno nel 1956 si laurea in Discipline delle
Arti, Musica e Spettacolo presso l'Università di Bologna, fa
parte dal 1981 fino ai primi anni ‘90 del gruppo di Franco
D'Andrea con il quale partecipa a numerosi festival nazionali ed
internazionali e col quale incide cinque album, di cui due (No
Idea of Time e Live), premiati come miglior disco dell'anno nei
referendum indetti dalla rivista Musica Jazz negli anni 1984 e 1986.
Nello stesso anno lo stesso quartetto vince il referendum come miglior
gruppo dell’anno. Dal 1983 fa inoltre parte del quintetto di
Paolo Fresu con il quale compie numerosi tour in Italia e all'estero ed
ha inciso numerosi album, tutti accolti con favore dalla critica e dal
pubblico, uno dei quali, Live in Montpellier risulta vincitore
del referendum di Musica Jazz del 1990. Il quintetto vince anche il
referendum come miglior gruppo negli anni 1990 e 1991. Vanno ricordati
inoltre Night on the city e il recentissimo Melos vincitori del
prestigiosissimo premio francese Django quali migliore realizzazione
discografica europea negli anni 1995 e 2001. Dal 1985 è leader
di un proprio gruppo con il quale realizza cinque LP ben accolti dalla
critica e dal pubblico, col quale ha partecipato a numerosi festival
nazionali e internazionali. Dal 1995 è docente di jazz presso
diversi Conservatori Italiani. Attualmente è Titolare della
Cattedra di Jazz al Conservatorio G. Verdi di Milano
Ha suonato con: F. D'Andrea, P. Fresu, G. Trovesi, B. Tommaso, D.
Liebman, S. Lacy, G. Fewell G. Cables, S. La Spina, J. Williams, M.
Dietrich, G. Ferris, B. Altschul, M. Helias, J. Knepper, T. Stanko,
S.Gervasoni, T. Ghiglioni, R.Cipelli, A. Zanchi, E. Fioravanti G.
Cazzola, M.Pia De Vito, T. Tononi, D. Cavallanti, P. Minafra, C.
Bagnoli, S. Palumbo, E. Rava, R. Gatto, Muhal R. Abrams, G. Basso, D.
Rea, A. Mancinelli, G. Tommaso, M. Grossi.... Ha al suo attivo quasi 50
album come solista.
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9 novembre 2009 ore 21 Politeatro, Milano
10 novembre 2009 ore 21, Museo di Scienze Naturali, Trento
Giovanni Falzone tromba
Simone Zanchini fisarmonica
Sonata Islands
Emilio Galante flauto
Guido Bombardieri clarinetto
Tito Mangialajo Rantzer contrabbasso
Stefano Bertoli batteria
Simone Zanchini "Ciò" la puntina che mi salta (novità)
Emilio Galante A love lorn tongue (novità)
Giovanni Falzone Cromatica altitudine (novità - ispirata alla fotografia di Diego Moratelli)
Hubert Stuppner High Society
I. Marsch - 2. Blues - 3. Foxtrott (novità)
Giovanni Falzone Sonata Islands (novità)
Giovanni Falzone Machine-man
(foto Bernardinatti)
Giovanni Falzone, trombettista e compositore comincia lo studio della
tromba, presso la scuola di musica della banda del paese di Aragona
(AG), all’età di 17 anni. Si diploma in tromba al
Conservatorio di Palermo e in jazz al Conservatorio di Milano.
Dal 1996 al 2004 collabora stabilmente con l’Orchestra Sinfonica
di Milano ed ha occasione di suonare con direttori e solisti di fama
internazionale come: Giuseppe Sinopoli, Claudio Abbado, Carlo Maria
Giulini, Riccardo Chailly, Yutaka Sado, Luciano Berio, Vladimir
Jurowski, Valere Giergev.
Dal 2004 si dedica definitivamente alla musica jazz e alla composizione.
E’ risultato vincitore di “DJANGO D’OR
2004” Miglior Nuovo Talento, TOP JAZZ 2004 Musica
Jazz Miglior Nuovo Talento
Accademie Du Jazz 2009 (Categoria Musicista Europeo)
Ha pubblicato otto album come compositore, arrangiatore e
band-leader, soprattutto per Soul Note, fra i quali “Meeting In
Paris” e“R-Evolution Suite”
In qualità di Band-Leader ha suonato in vari Festival Jazz Nazionali ed Internazionali:
Umbria Jazz Winter, “Villette Jazz Festival” di Parigi,
Clusone Jazz, AH-UM Jazz Festival, Bergen Natt Jazz, Copenaghen Jazz
Festival, Aarhus International Jazz Festival, Sardinia Jazz Festival,
Pavia Jazz Festival, Vicenza Jazz Festival, Monticelli Jazz, Molde Jazz
Festival, La Palma Jazz, Bolzano Jazz, Teano Jazz, Tortona Jazz
Festival, Iseo Jazz Festival, Festival Delle Silene, Edinburgo Jazz
Festival, Odessa Jazz Festival (Ucraina) Bordeaux Jazz Festival,
ZerozeroJazz, Auditorium Parco della Musica (Roma), Skopje, Villa
Celimontana, Grenoble Jazz Festival, Nantes Jazz Festival.
Attualmente è docente di ottoni jazz presso il Conservatorio
“G. Verdi” di Milano alternando
l’attività solistica a quella
compositiva.
Simone Zanchini, diplomato con lode in Fisarmonica classica presso il
Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro. Strumentista
eclettico, esercita un’intensa attività concertistica con
gruppi di svariata estrazione musicale (improvvisazione, musica
contemporanea, jazz e classica ).
Fisarmonicista tra i più interessanti e innovativi del panorama
internazionale, la sua ricerca si muove tra i confini della musica
contemporanea, acustica ed elettronica, la sperimentazione sonora e le
contaminazioni extracolte, sfociando in un personalissimo approccio
alla materia improvvisata.
Ha suonato in numerosi festival e rassegne in Italia (Clusone Jazz,
Ruvo di Puglia, Tivoli Jazz, Berchidda, Sant’Anna Arresi, Barga
Jazz, Mara Jazz, Vignola, Ravenna Festival, Rossini Opera Festival,
Roccella Jonica, Joung Jazz) e si è esibito nei più
importanti festival internazionali (Francia, Austria, Germania,
Inghilterra, Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, Lettonia, Lituania,
Slovenia, Croazia, Serbia, Macedonia, Spagna, Russia, Tunisia, Etiopia
Libano, India, Giappone).
Vanta collaborazioni con molti musicisti di fama internazionale: Thomas
Clausen, Gianluigi Trovesi, Javier Girotto, Marco Tamburini, Massimo
Manzi, Tamara Obrovac, Krunoslav Levacic, Vasko Atanasovski, Paolo
Fresu, Bruno Tommaso, Ettore Fioravanti, Mario Marzi, Stefano De Bonis,
Michele Rabbia, Giovanni Maier, Frank Marocco, Andrea Dulbecco,
Antonello Salis, Han Bennink, Art Van Damme, Adam Nussbaum, Jasper
Soffers. Collabora stabilmente dal ‘99 con i Solisti
dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, con cui compie
regolarmente tournée in ogni parte del mondo.
Ha recentemente pubblicato il disco Meglio Solo…!. (Silta
records) progetto per fisarmonica classica, midi e laptop e il
Quintetto Fuga per Art omaggio ad Art Van Damme e Frank Marocco.
“Le mie composizioni sono concepite secondo una visione di jazz
contemporaneo: ossia il desiderio di mescolare stili e generi musicali
diversi tra loro. Machine-Man, riarrangiato su misura per questa
occasione, è un brano tratto dal mio album Meeting In Paris
pubblicato nel 2006 dall’etichetta discografica Soul Note. Le
composizioni Sonata Islands e Cromatica Altitudine sono stati composti
appositamente per questa occasione. Sonata Islands, è una
Ballade dal carattere politonale, dove tutto il quadro sonoro
gira attorno a due temi che si sovrappongono sfociando in una
improvvisazione tematica, creando così un confine sottilissimo
tra scrittura e improvvisazione; Cromatica Altitudine è un brano
dove i cambi di sonorità e di colore sono repentini e
contrastanti tra loro, proprio come succede in alta quota. Questo brano
è stato ispirato da una foto di Moratelli.” (G. F.)
HIGH SOCIETY è un omaggio alla canzone anni Trenta di Louis
Armstrong, ma anche in riferimento ai tre brani, MARCIA degli
arroganti, BLUES degli intriganti, FOXTROTT degli Yuppies. È
quindi un titolo che sottintende una critica sociale, verso una
società piena di prepotenti, d'intriganti e di Yuppies. Yuppies
sta per Young Urban Professionals, per quella generazione di giovani
rampanti e figli della società opulenta (la generazione dopo gli
Hippies), che si autorappresentano nell' idolatria del denaro,
rispecchiandosi nella lacca delle macchine di lusso, nelle vacanze
esotiche, che speculano nelle borse, che si dedica al più
sfrenato materialismo. Yuppie sta per egoismo e arroganza, Yuppie
è l'estetica del più sfrenato consumismo. (H.S.)
"Ciò" la puntina che mi salta: uno dei miei desideri è
sempre stato quello di riuscire a riprodurre il suono di un vecchio
vinile con la puntina inceppata.Poi con l'avvento del compact disc il
desiderio è diventato feroce.Un Cd inceppato, che salta come una
radio impazzita da una stazione all'altra, è una delle
espressioni musicali più "moderne" che le mie orecchie, a
tutt'oggi, ascoltano.Devo dire che non sono mai riuscito a riprodurlo,
ma forse con questo brano mi ci sono un poco avvicinato. (S. Z.)
A Love Lorn Tongue è ispirato alla poesia di Allen Ginsberg A
strange new cottage in Berkeley. Tutto il materiale melodico usato
viene dalla trasposizione musicale della recitazione dell’autore.
Questa la traduzione in italiano:
Un nuovo cottage strano a Berkeley
Tutto il pomeriggio a tagliar more di rovo da una staccionata marrone
traballante/sotto un ramo basso con vecchie albicocche marce
imputridite sotto le foglie/a riparare l’intricata macchina
budellare di un nuovo cesso che gocciola;/trovata una caffettiera buona
tra erbacce accanto al portico, rotolato un grosso pneumatico fuori dai
cespugli viola, nascosta la mia marjiuana;/annaffiato i fiori,
sfiorando l’uno e l’altro con acqua accesa di sole,
tornando poi con ultime benedette gocce ai fagiolini e alle
margherite;/tre volte ho passeggiato per il prato e sospirato assente;
il mio compenso, quando il giardino mi ha nutrito con le sue prugne
cresciute in una specie di alberello nell’angolo,/un angelo
premuroso del mio stomaco e della mia lingua secca e deserta di amore.
(E.G.)
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16 novembre 2009 ore 21, Politeatro Milano
17 novembre 2009 ore 21, Museo di Scienze Naturali, Trento
Javier Girotto sax
Sonata Islands Quintet
Emilio Galante flauto
Andrea Pecolo violino
Bianca Fervidi violoncello
Tito Mangialajo Rantzer contrabbasso
Andrea Dulbecco vibrafono
Riccardo Zegna
Andalusa (novità - ispirata alla fotografia di
Diego Moratelli)
Javier Girotto Cartolina
Michael Nyman Bisocosis populi per violino solo
Germano Mazzocchetti Testasghemba
Michael Nyman
Yamamoto perpetuo n. 5 per flauto solo (trascrizione di Andy
Findon)
Javier Girotto Il senso della vita
Javier Girotto Ultima Zamba del 900
Javier Girotto Morronga la Milonga
(foto Antonio Ribatti
Javier Girotto è nato a Cordoba (Argentina) nel 1965.
All’età di all’età di 21 anni si
trasferisce a Boston con una borsa di studio presso il celebre
“Berklee College of Music” dove studia per 4 anni sax e
improvvisazione con Joseph Viola, Bill Pierce, George Garzone, Hall
Crook e Jerry Bergonzi. All’età di 25 anni fa un viaggio
in Italia per conoscere il paese d’origine della famiglia
proveniente dalla Puglia. Arrivato a Roma decide di non tornare
più negli USA e sceglie questa città per vivere; da qui
inizia la vera attività professionale, con “TERCER
MUNDO” insieme ad Horacio “El Negro” Hernandez (latin
jazz) e con “SIX SAX”, con il quale inciderà il suo
primo CD con ospiti quali Bob Mintzer e Randy Brecker. Da questo
momento incomincia a miscelare il jazz con le sue radici argentine
realizzata soprattutto nel suo gruppo “AIRES TANGO” con il
quale ha già registrato sette CD. Aires Tango è
essenzialmente per lui, un creativo cocktail di tango, jazz, musica
etnica, molta improvvisazione e molta scrittura e arrangiamento. Il
gruppo è formato da piano, basso, percussioni e
sax.Parallelamente ad Aires Tango comincia a collaborare con il
quintetto di Roberto Gatto (batteria), con Rita Marcotulli, Enrico
Rava, Paolo Fresu, Gianluca Petrella, Bebo Ferra, Antonello Salis,
Gianni Coscia, Peppe Servillo, Angà Diaz, Furio Di Castri, Tony
Scott, Arto Tuncboiacian, Michel Benita, Carlo Rizzo, Aldo Romano, Luis
Agudo, Maurizio Giammarco, Stefano Battaglia, Michel Godard, Anouar
Brahem, Gianluigi Trovesi. Negli anni seguenti forma altri gruppi:
“CORDOBA REUNION” è un gruppo formato da quattro
musicisti provenienti dalla stessa città e con lo stesso
background di folclore e tradizione; Nel 2000 forma il duo con Daniele
Di Bonaventura (bandoneon) con il quale inciderà due dischi
:“JAVIER GIROTTO PLAYS RAVA” e
“RECORDANDO PIAZZOLLA”. Quasi in contemporanea nasce un
altro duo con Luciano Biondini (accordion) con il quale incide
“EL CACEROLAZO”.
Testasghemba: “Io mi volevo davvero ben: un’altra vita
l’ho trovata per riversare le mie pene. Tu hai scritto tu hai
cantato tu hai suonato. Io ho stonato. L’asso non l’ho
trovato eppure mi sono divertito. E tu, qui, che cosa ti sei
ricordato?” Nicola Fano
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23 novembre 2009 ore 21, Politeatro Milano
24 novembre 2009 ore 21, Museo di Scienze Naturali, Trento
Mauro Negri clarinetto
Sonata Islands
Emilio Galante flauto
Tito Mangialajo Rantzer contrabbasso
Ensemble Zandonai di Trento
Giancarlo Guarino violino
Luca Martini viola
Francesco Ciech violoncello
Roberto Soggetti Ice on the
moon (novità - ispirata alla fotografia di Diego Moratelli)
Mario Pagotto Joott (novità)
Emilio Galante May in Paris
Oscar Del Barba Mirrors (novità)
Cole Porter
Just one of those things (arrangiamento di Mauro
Negri)
Vernon Duke April in Paris (arrangiamento di Mauro Negri)
Mauro Negri Savoir Faire (novità)
Il programma si impernia sulla visione speculare di alcuni celebri
songs novecenteschi, nella loro consueta elaborazione jazzistica, dove
la variazione si basa innanzitutto sull’improvvisazione, sui giri
armonici dati e in un’elaborazione scritta,
“classica”, che procede nella variazione seguendo criteri
diversi, spesso più astratti e meno immediati.
Mauro Negri è nato a Mantova nel 1966, città nella quale
ha compiuto i suoi studi classici, diplomandosi in clarinetto con
Giovanni Bertolini. Nel 1984 si classifica secondo al concorso per
primo sax indetto dalla RAI di Milano, con la cui orchestra ha
collaborato negli anni successivi.
Nel 1989 incide il suo primo disco per la Splasch Records intitolato
"Patarau". Nel 1991 vince il "Jazz Contest" con il suo nuovo quartetto
Trapezomantilo con il quale inciderà quattro CDs. Nel 1992 vince
il premio "Top Jazz" come miglior talento italiano. Nel 1992 forma un
trio con il chitarrista Sandro Gibellini ed il pianista Paolo Birro che
vince il premio Barga Jazz 1992 e che produrrà due CD: Funny Men
e The Tender Trap. Nel 1993 incide un disco come solista per
l'etichetta Sentemo intitolato Piku che lo vede anche in veste di
arrangiatore. Nel 1996 ha costituito il Mauro Negri S.F. Group con il
quale ha registrato 3 CDs. Dal 1998 al 2001 Mauro Negri è stato
membro fisso nel quartetto del batterista francese Aldo Romano, con il
quale ha registrato un CD uscito per l'etichetta Label Bleu intitolato
Corners. Per più di 2 anni è stato il primo sax
alto-clarinetto della Vienna Art Orchestra. Con questa formazione ha
registrato 4 CDs ed è stato in tour realizzando più di 50
concerti mondiali. E’ ospite fisso del quartetto New generation
di Enrico Rava, con questa formazione ha all’attivo più di
50 concerti. Attualmente suona con il nuovo quartetto di Aldo Romano
con il quale ha registrato 2 CDs. Relativamente all'attività
concertistica va ricordato che ha suonato con nomi tra i più
rappresentativi del panorama jazzistico mondiale: Kenny Wheeler, Billy
Cobham, Albert Mangesldorff, Lee Konitz, Sal Nistico, Tony Scott, Steve
Lacy, Paul Jeffrey, Eliot Zigmund, Jimmy Coob, Gato Barbieri, Tommy
Turrentine, Manfred Schoof, Kim Klark, Marc Abrahms, Natalie Cole,
Enrico Rava, Paolo Fresu, Furio Di Castri, Franco D'Andrea, Enrico
Intra, Tullio De Piscopo, Ares Tavolazzi, Enrico Pieranunzi, Franco
Cerri, Bebo Ferra. Nel 2007 ha pubblicato il libro “Master Jazz
in Jazz edito da BMG Ricordi. Ha partecipato a tour mondiali con
artisti del Pop italiano come Eros Ramazzotti e Edoardo Bennato. Per
più di 22 puntate televisive è stato il saxofonista di
Adriano Celentano. Nel 1992 ha fatto parte della grande orchestra del
festival di Sanremo.
Ice on the moon : "Lunare solitudine e delicata bellezza di quello che
appare come un frammento di ghiaccio. Pur senza costituire una rigida
traccia compositiva, e' questa atmosfera che ho cercato di evocare
nella prima parte del mio pezzo, in un linguaggio neoromantico in cui
affiora a tratti la serialita'. Segue un tempo di danza che corregge in
parte la malinconia dell'inizio. Anche la destinazione strumentale ha
determinato il carattere della composizione: il clarinetto, in
particolare, possiede un'opaca luminosita' adatta a toni caldi e
intensi. A fargli da contraltare il flauto, unico strumento di questo
ensemble veramente capace dei freddi colori siderali..." R.S.
Mirrors: Il brano è composto su una struttura ben precisa
suddivisa in 4 parti e basata sulla sezione aurea per quel che riguarda
diversi aspetti compositivi. Lo stile è atonale e politonale,
basato su precise scale "modulanti". Non manca l'aspetto istintivo
soprattutto nella terza sezione, di carattere più lirico e
meditativo. Nella seconda sezione viene introdotto un tema di Cole
Porter, From This Moment On, che svolge una funzione di secondo tema. I
due temi vengono ripresi nell'ultima sezione, a "specchio" (da qui il
titolo "Mirrors"), spesso incrociandosi. La parte improvvisativa
riveste un ruolo importante e dà al pezzo un ulteriore elemento
di estemporaneità ed interesse e la ritroviamo in diversi punti
del brano: nella seconda, terza e quarta sezione. O. D. B.
Joott: la composizione nasce come omaggio a Cole Porter. In particolare
nel brano appaino celati, ma intuibili, alcuni elementi melodici dalla
canzone Just one of those things, interpretata da grandissimi
cantanti, ma in maniera insuperabile, a mio parere, da Ella
Fitzgerlad.
Non si tratta di un brano jazzistico (del resto non lo era nemmeno la
musica di Porter, in senso stretto), ma alcune caratteristiche ritmiche
e melodiche, che sono insite nel mio modo di comporre, si sposano
naturalmente con una certa idea di swing e di propulsione ritmica.
Il brano si snoda per circa 10 minuti, senza soluzione di
continuità. Accanto al materiale musicale derivato trovano idee
nuove e soprattutto nella parte centrale, la scrittura molto
articolata e briosa, richiede non poca attenzione agli esecutori.
Il brano si chiude con un lunghissimo canone dove il materiale armonico
del brano di Porter ricompare, ma completamente sfigurato, quasi ombra
di se stesso, impalpabile. (M.P.)
May in Paris, nasce dal materiale melodico di April in Paris,
memorabile nell’interpretazione di Frank Sinatra, standard fra i
più visitati nella storia del jazz. Questo materiale melodico
viene piegato nella mia fantasia da vari procedimenti armonici.
L’ascoltatore esperto riconoscerà certe orchestrazoni
stravinskiane (Concerto in Re) e soprattutto l’ironica
armonizzazione del tema con il celebre Tristan Akkord wagneriano. (E.
G.)
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30 novembre 2009 Politeatro ore 21, Politeatro, Milano
1 dicembre 2009 ore 21, Castello del Buonconsiglio, Trento
Kamera Quintet
Emilio Galante flauto
Luca Avanzi oboe
Mauro Pedron clarinetto
Steno Boesso fagotto
Stefano Rossi corno
Emerson, Lake & Palmer Suite da Tarkus
Gentle Giant
Acquiring the Taste- Cogs in
Cogs
Genesis
The Musical Box
King Crimson
XXI Century Schizoid Man - Song of the Gulls
Riccardo Giagni
Muore il tiranno, il popolo fa festa, per quintetto
di fiati (novità)
Carlo Galante
Corali e luoghi di notte
Da una recensione sul web del cd Kamera in Rock, apparso nel 1998:
I cinque musicisti che hanno dato vita a questo interessante progetto
sono partiti probabilmente da una semplice considerazione: come
suonerebbero alcuni dei grandi brani del rock progressivo se suonati da
un quintetto di fiati di stampo classico? L’idea è
evidentemente simmetrica rispetto a quella che ha portato molti
musicisti di progressive a trasportare elementi della musica classica
all’interno del rock. Si realizza così una suggestiva
andata e ritorno di idee musicali ed arrangiamenti tra rock e musica
classica che stuzzica sicuramente la curiosità, anche se questo
è, a mio avviso, solo uno degli aspetti sottesi dal disco in
questione. Non si deve infatti pensare che “Kamera in Rock”
sia simile alle varie riletture sinfoniche dei brani dei Queen, dei
Genesis, degli Yes, ecc. che sono uscite negli ultimi anni.
Innanzitutto qui la sfida è più problematica, un
quintetto di fiati non può avere la pienezza di
un’orchestra e nemmeno la fisicità di una ritmica rock. Le
difficoltà sono poi accentuate dalla volontà di
riprodurre tutte le dinamiche dei brani originali. Tale tentativo
produce un effetto veramente strabiliante e mette in luce, usando le
parole di Galante, “ quanto pensiero musicale, spesso molto
complesso, fosse compresso” nei brani originali, infatti
“trascritta questa musica rivela una profondità
strutturale e un’intensità espressiva che non può
che affascinare”. Del resto, come lo stesso Galante afferma,
“la musica alla quale ci ispiriamo è quel rock progressivo
dei primi anni Settanta che corrisponde probabilmente all’unico
momento in cui il rock è stato totalmente musica d’arte e
sperimentale”.
Muore il tiranno, il popolo fa festa:. Prima parte. Il ridicolo tiranno
muore di ernia strozzata al termine di una festa notturna a Palazzo
animata da cortigianeria pittoresca e musicanti di mediocre profilo.
Visita del medico personale. Inutile corsa verso l'ospedale. Morte
ingloriosa tra deiezioni e blasfemie.
Seconda parte. Il popolo fa festa. (R.G.)
Foto di Vigilio Forelli
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9 dicembre 2009 ore 21, Sala Filarmonica, Trento
ingresso gratuito
Ensemble Zandonai di Trento e Sonata Islands
Violoncello solista, Stefano Guarino
Voce recitante, Chiara Lombardo
Primo violino concertatore, Giancarlo Guarino
1) Giovanni Sollima Spasimo – Concerto Mistico in parole e musica
Musiche di Giovanni Sollima e testi di Antonio Corsaro, Gesualdo
Bufalino, Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo e Giovanni Verga.
5 quadri musicali per violoncello solista, voce
recitante ed ensemble (trio d’archi, tastiera e percussioni)
De armonia; Peste; Raffaello: il naufragio; Porta dei Greci; De harmonia, via dolorosa.
2 ) Emilio Galante Zauberberg (La montagna incantata)
ispirato al romanzo di Thomas Mann nella reinvenzione di Giuseppe Calliari
per voce recitante, flauto, violino, viola, due violoncelli e contrabbasso
1. Prologo - La salita; 2. Sabato delle streghe; 3. Neve; 4. Bufera; 5. Sogno; 6. Il colpo di tuono
Organici:
Spasimo – violoncello solista, Stefano Guarino; voce recitante,
Chiara Lombardo; violino, Giancarlo Guarino; viola, Luca Martini;
violoncello, Margherita Guarino; percussioni, Giorgio Perini; tastiera,
Francesca Vettori.
Zauberberg – voce recitante, Chiara Lombardo; flauto, Emilio
Galante; violino, Giancarlo Guarino; viola, Luca Martini; violoncelli,
Stefano e Margherita Guarino; contrabbasso, Stefano Senni.
Spasimo, dal greco spasmòs, “spasmo” e dal lemma
“span”, “tirare”, di origine indoeuropea. Ma
Spasimo è anche il nome di una chiesa di Palermo, meraviglioso
complesso monumentale riaperto nell’estate del 1995. Spasimo
è l’opera che Giovanni Sollima compone, su commissione del
Teatro Massimo, per celebrare la fine dei restauri. “Spasimo
– racconta lo stesso Sollima – è il trauma di una
chiesa che senza tregua ha cambiato identità, per più di
quattro secoli. Teatro, lazzaretto, albergo dei poveri, ospedale,
sifilocomio. I bombardamenti e l’oblio l’hanno resa
discarica, contenitore dei tanti vuoti di memoria della città:
schegge di palazzi, lapidi, liriche pietre crollate e sparpagliate
lungo lo spazio, a cielo aperto, dove un sommacco è cresciuto
grazie al pattume.
Nascono così cinque movimenti di “musica
contaminata” in un luogo sospeso; Palermo stessa è un
luogo sospeso tra Occidente, Oriente, Cristianesimo, Islam, invasioni,
mafia, tragedie, nascite, rinascite”.
Cinque quadri fatti di storia e leggenda, del riverbero di suoni e voci
che circondano questo luogo carico di magia. Riverbero che risuona
tormentato nel tema che apre il primo movimento: De harmonia, cantato
dal solo violoncello: una densità lenta che si leva dal passato,
memoria che ritorna a un presente vuoto, assente. Carico di
drammaticità sospesa è il secondo movimento, Peste,
ritmico per eccesso di frenesia, per volontà disperata: è
il ricordo tormentato della terribile pestilenza che si abbatté
su Palermo nel XVII secolo, quando lo Spasimo si trasformò in
Lazzaretto. E’ ancora la storia a scorrere nel terzo movimento,
Raffaello: il naufragio. E’ il canto, leggero e senza posa, della
speranza, della rinascita, del destino che ha voluto miracolosamente
scampare il quadro di Raffaello Sanzio Santa Maria della Spasimo (oggi
conservato nel Museo del Prado) da un naufragio, mentre veniva
trasportato a Palermo per essere esposto nell’omonima chiesa.
Porta dei Greci: altra contaminazione, altro intruglio di lingue e di
emozioni, altra contraddizione, per una trama danzante, festosa, amara.
Nell’ultimo movimento, De harmonia via dolorosa, ritorna il tema
iniziale, ora gravido, per noi che ascoltiamo e assistiamo, di nuove
conoscenze, di nuovi dolori: se vi è una via dolorosa da
percorrere, dovrà essere tutta nostra la forza per affrontarla,
e la rinascita di un monumento e insieme della città che lo
accoglie saranno l’immagine di un nuovo possibile risveglio
dell’umanità.
La proposta dell’Ensemble Zandonai è quella di affiancare
l’opera musicale “Spasimo”, pregna di contenuti
mistici e allo stesso tempo interculturali ed espressione così
viva e vera della terra di provenienza, a testi di poesia e prosa
italiana, in particolare siciliana, che evocano, per significato e
atmosfere, la densa spiritualità contenuta nei cinque quadri
musicali presentati. “Parole e musica” si alternano in una
sorta di contrazione o convulsione dolorosa (lo “spasimo”)
con quell’esasperazione e a volte esaltazione che caratterizza la
natura e l’anima della Sicilia: Gesualdo Bufalino, Antonio
Corsaro, Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo e Giovanni Verga
diventano espressione letteraria di una terra ove lo spasimo del sole
abbaglia gli occhi e le pietre ed infiamma la musica, a tratti
malinconica, a tratti frenetica e trascinante, di Giovanni
Sollima.
Zauberberg - La montagna interiore
Viaggio dell’anima, nella temporalità incerta di una
illimitata convalescenza, la storia spirituale di Johannes Castorp si
traduce, nel romanzo di Thomas Mann, in lungo soggiorno nel sanatorio
alpino di Davos e in immagine severamente simbolica della montagna,
luogo di purificazione e di ascesi nel quale i percorsi della cultura
si denudano e il bianco nevoso, illimitato spazio senza cose, rivela
all’uomo solo con se stesso la più profonda e irriducibile
estraneità della natura.
La montagna incantata, ovvero magica, è condizione di quel
processo di coscienza, è vertice delle esperienze introspettive,
messa alla prova, iniziazione alla vita attraverso l’addensarsi
del pensiero della morte. Paesaggio metafisico della metamorfosi
concessa al protagonista nella consapevolezza del malessere, male del
corpo che manifesta quello dello spirito, la montagna guida con
necessità il viaggio interiore.
Il cammino di Castorp sul confine della storia si fa così
esperienza estrema dell’individuo, accentuazione radicale della
sensibilità, resa più acuta dal contatto con il dileguare
delle forme e delle certezze, finché la storia non esplode
daccapo con un colpo di tuono, udito a distanza.
GC
L’affascinante seppure verboso romanzo di Thomas Mann si traduce
nel taglio che Giuseppe Calliari ne ha fatto in una essenziale ma
emotivamente densissima vicenda. I sei movimenti della narrazione ne
segnano i punti salienti. La voce narrante procede ora solitaria nella
narrazione, ora accompagnata dalla musica, ora in contrappunto con
alcuni samples della recitazione registrata nella lingua originale del
racconto. La musica mi pare ispirate a qualche montagna (interiore) di
una regione molto più meridionale di quella del romanzo: i
luoghi della mia composizione, Sardegna e Sicilia, mi hanno
inevitabilmente condizionato.
EG
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15 dicembre 2009 ore 17.30 con replica alle ore 20.45
Cineforum, Teatro San Marco, Trento
The Plastic Age - lungometraggio di Wesley Ruggles, (1925)
Tiziano Popoli tastiere
Paolo Enrico Archetti Maestri chitarra elettrica
Emilio Galante flauto e live electronics
Tiziano Popoli, dopo studi musicali accademici (diploma in pianoforte e
musica elettronica, studi di composizione e laurea DAMS con una tesi
sulla vocalità nella musica elettronica di Bruno Maderna) si
è dedicato prevalentemente alla composizione, e ho creato
musiche di scena per spettacoli teatrali, video-istallazioni,
sonorizzazioni, performances e colonne sonore cinematografiche.
Ho collaborato, tra gli altri, con i musicisti Chris Cutler, Fred
Frith, Heiner Goebbels, Tony Coe, Phil Minton, Lindsay Cooper, Lamin
Kontè, Paolo Fresu, Enrico Rava, Glenn Ferris, Gianni Gebbia,
Emilio Galante, Vincenzo Vasi, con i registi John Dexter, Guglielmo
Ferro, Ugo Gregoretti, Cesare Ronconi, Gianni Zanasi, Marisa
Montibeller, Fabio Scamoni, Enza Negroni, e con il fotografo Olivo
Barbieri.
Paolo Enrico Archetti Maestri, fondatore e chitarrista di Yo Yo Mundi, gruppo nato alla fine degli anni '80.
Il loro primo disco, La Diserzione degli Animali del Circo, esce nel
1994 e da allora hanno pubblicato altri undici album (ecco alcuni
titoli dei loro album: Sciopero, Alla Bellezza dei Margini, 54,
Resistenza, La Banda Tom e altre Storie Partigiane, Fuoriusciti, Chang)
e intrecciato il cammino artistico con diversi artisti tra i quali
ricordiamo: Lella Costa, Ivano Fossati, Teresa De Sio, Violent Femmes,
Marino e Sandro Severini - The Gang, Giuseppe Cederna, Eiffel 65 -
Bloom 06, Franco Branciaroli, Michael Brook, Wu Ming, Stefano
Tassinari, Massimo Carlotto, Francesco Di Bella (24 Grana), Guy Kyser,
Beppe Quirici e Giorgio Gaber. Nella loro notevole attività
concertistica vanno segnalati i tour in UK del 2006 e 2008).
Hanno dato vita a una casa di edizioni musicali, uno studio di
registrazione e a un'etichetta discografica - la Sciopero Records - per
dare spazio a tracce di musica spontanea e creare un nuovo spazio
discografico nella nostra penisola.
The plot
Hugh Carver (Donald Keith) is an athletic star and a freshman at
Sanford College. During a hazing initiation by his fraternity brothers,
he meets Cynthia Day (Clara Bow), a popular girl who loves to party and
have a good time. She introduces him to the pleasures of illicit
drinking, dancing at illegal roadhouses, and necking in the back seats
of cars. A love-triangle develops between Day, Carver, andCarver's
roommate, Carl Peters (Gilbert Roland), who also likes Day. Eventually,
Peters gives up his crush on Day and reconciles his friendship with
Carver.
Carver's grades, athletic performance and moral character begin to
suffer as a result of his late nights and wild partying, and on a visit
home, his strict father tosses him out of the house and tells him not
to come back until he's 'made good'. After almost being arrested at a
roadhouse raid, Day and Carver escape in her automobile, and Day
realizes that her lifestyle is bad for Carver, so the two stop seeing
each other.
Carver's school performance then improves greatly, and he leads his
teammates to victory at the big football game at the end of the year.
Peters tells Carver that Day still loves him, and that she has changed,
becoming less wild and more mature. Day and Carver are reunited at the
end.
Background
The Plastic Age was based on a 1924 book of the same name written by
Brown University professor and popular novelist of the time, Percy
Marks. Professor Marks' novels were about his students, the 'flaming
youth in rebellion' of the twenties, who danced to wild jazz, drank
from silver flasks, and had petting parties.
It was Preferred Pictures' biggest money-maker to date and a huge
hit with audiences. Clara Bow became famous as a result of this film,
and critics praised her performance as sensational. Because of her
success, Adolph Zukor, head of Paramount Pictures Corporation, the
biggest studio in Hollywood at that time, offered to merge with
Preferred Pictures (a much smaller studio), and make Preferred's head
B.P. Schulberg an associate producer at Paramount. Zukor was actually
looking for star talent, as he had recently lost many of his biggest
stars — Gloria Swanson had defected to United
Artists, Roscoe Arbuckle's career had ended due to the Virginia Rappe
scandal, and Wallace Reid had died from his morphine addiction. What
Zukor actually wanted was The Plastic Age's sensational star, Clara Bow.
The copy reviewed is Image Entertainment's DVD version produced by
David Shepard and his company Film Preservation Associates, offered as
a double-feature DVD with The Show-Off (1926). It was mastered from a
16mm print.
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