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Sonata Islands Festival 2004
'Sonata Islands', rassegna di musica contemporanea, che ha visto la sua prima edizione fra il 28 novembre e il 6 dicembre 2002 presso la Palazzina Liberty di Milano, è organizzata dall'associazione Club il Diapason con la collaborazione dell'ensemble da camera Sonata Islands.
Scopo principale dell'iniziativa è rispecchiare la vivacità compositiva della scena milanese, nella quale hanno operato autori la cui ricerca musicale si manifesta come punto di incontro fra diversi linguaggi musicali, nel tentativo di rendersi comprensibile ad un ampio pubblico.
Due concerti del festival sono ispirati al linguaggio dell'improvvisazione, di cui anche i compositori colti fanno sempre più largo uso. Nella serata d'apertura l'improvvisazione jazzistica è proposta dal duo Dulbecco-Zambrini mentre nella serata di chiusura viene affrontata l'improvvisazione colta, quasi memore delle proprie origini barocche, con il duo Pecolo-Pedrani.
La serata monografica è dedicata ad un importante compositore del Novecento storico, Lino Liviabella (1902-1964), allievo di Respighi.
La privilegiata relazione poetica con il mondo anglosassone (già messa in luce nella prima edizione del festival) si rinnova nel concerto di Galante e Dindo; il confronto fra le tendenze della musica italiana e quella australiana contemporanee, con le composizioni di Marco Tutino, Carlo ed Emilio Galante (prima), Federico Biscione (prima), Carl Vine, Ross Edwards e Martin Wesley-Smith (tutti in prima italiana).
22 aprile 2004, ore 18.30
Jazz improvisation
Andrea Dulbecco vibrafono
Antonio Zambrini pianoforte
Andrea Dulbecco Despertar - Sweet and Gentle
Happy Birthday - Better days past - Blanca
Antonio Zambrini Melampo - Risvegli - La Scuola
Bluesness
24 aprile 2004, ore 15.30
Emilio Galante flauto
Andrea Dindo pianoforte
con la partecipazione di Vieri Bottazzini al flauto
Federico Biscione (1965)
Introduzione e Moto Perpetuo (2004) prima esecuzione assoluta
Carlo Galante (1959)
Geometrie d'autunno (1995)
Marco Tutino (1954)
Fiery words (1992)
Emilio Galante (1956)
Lookin' to the east (2004) prima esecuzione assoluta
Ross Edwards (1943)
Ecstatic Dances (1978-90) per due flauti, prima esecuzione italiana
Martin Wesley-Smith (1945)
Balibo (1992) prima esecuzione italiana
Carl Vine (1954)
Sonata (1992) prima esecuzione italiana
25 aprile 2004, ore 15.30
Omaggio a Lino Liviabella
Quartetto Sonata Islands
Fulvio Liviabella violino
Andrea Pecolo violino
Francesco Lattuada viola
Bianca Fervidi violoncello
Lino Liviabella (1902-1964) Due espressioni liriche
Quartetto in un movimento - La Melancolia
26 aprile 2004, ore 18.30
Classical improvisation
Andrea Pecolo violino
Emanuele Pedrani pianoforte
Emanuele Pedrani PENSIERI
.... e, per cominciare
insignificanza
etere
film
il saluto
Luna
enigma
delirium
il ricordo
lontano
improvvisazione sui temi
ninna nanna
Nel festival vengono presentate due nuove composizioni, scritte appositamente da Federico Biscione ed Emilio Galante.
Ecstatic Dances di Ross Edwards, Balibo di Martin Wesley-Smith e la Sonata di
Carl Vine vengono inoltre presentate per la prima volta in Italia.
Palazzina Liberty - Largo Marinai d'Italia
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Isole nelle correnti
No man is an island "Nessun uomo è un'isola". Chi l'ha detto? In un film di successo di qualche anno fa, About A Boy, la domanda compare in un quiz televisivo. Il ragazzino co-protagonista, che non ha tempo di sentire la risposta esatta, si convince che l'autore sia John Bon Jovi (un famoso rocker americano), e lo ribadisce anche alla fine del film. Sarebbe stato interessante intervistare il pubblico italiano all'uscita del cinema che sorrideva all'ovvio svarione del ragazzino più che altro pensando che Bon Jovi non abbia mai potuto fare un pensiero così profondo e ripetere la domanda. Chi l'ha detto, e dove? In quanti avrebbero saputo rispondere? L'ha scritto John Donne (1572-1631), nella sua diciassettesima Devotion, quella che contiene anche quell'altra frase (forse di maggiore celebrità letteraria e cinematografica): "Non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te." Né Donne né le sue meditazioni sono particolarmente noti in Italia, mentre nel mondo anglosassone almeno le frasi che ho citato sono di uso proverbiale. Un musicologo inglese, Richard Middleton, ha parafrasato la prima, facendone il fulcro teorico del suo libro più noto, anche qui da noi: Studiare la popular music (Feltrinelli, 1994). "Nessuna musica è un'isola", No music is an island, scrive Middleton. Nessuna cultura musicale è separata, tutte sono interconnesse, ciò che si fa a una musica (a un uomo, diceva Donne) lo si fa a tutte (all'umanità); la perdita, la dimenticanza di una musica è una perdita per tutte (e anche per le altre "suona la campana"); far conoscere una musica fa conoscere tutte le musiche. E soprattutto forse Middleton sottolinea proprio questo aspetto nessuna musica può pretendere di essere, da sola, "La Musica". È curioso che questi collegamenti (fra il film, Donne, e Middleton, del cui libro ho curato l'edizione italiana e che sarebbe di lì a poco venuto in Italia per partecipare a un convegno sui rapporti tra musicologia "colta" e musicologia "popular"), mi si siano presentati nelle stesse ore nelle quali Emilio Galante mi chiedeva di scrivere qualche riga a proposito di un festival che porta lo stesso nome del gruppo che dirige (e che già conoscevo e apprezzavo), Sonata Islands. Ma il fatto è che questi giorni, questi mesi, questi anni (il nostro tempo, insomma) sono intrisi di riflessioni e discussioni sui rapporti fra le culture, sui valori che le fondano, sulla possibilità che si rispettino pur restando fedeli ai propri principi, o che entrino in conflitto. Un professore universitario statunitense, tempo fa, ha suscitato un vespaio nel mondo degli studi musicali soprattutto americani sostenendo che di fatto esiste una Musica basata su valori assoluti, e altre che non vale nemmeno la pena di studiare. Basta sostituire qualche termine tecnico, e la polemica poteva essere letta esattamente come quella che ha accompagnato gli ultimi scritti di Oriana Fallaci. Ma bisogna dire che la sortita del musicologo ha avuto molto meno successo. Fosse stato un cardinale, con questa sua professione di antirelativismo avrebbe potuto ritrovarsi molto in alto. Anche da questo punto di vista, la musica come sempre avrebbe molto da insegnare.
Il festival Sonata Islands non ha mi sembra intenzioni didascaliche. Ma ogni rassegna che abbia alla sua origine un pensiero crea un senso, suggerisce un'immagine. Questa rimanda a un arcipelago di musiche e di musicisti che hanno molto in comune, che certamente non rifiutano l'idea di essere collegati fra loro, ma che hanno posto alla base del loro lavoro (questa forse è proprio l'immagine-guida) una certa leggerezza, un desiderio di navigare a una certa distanza dalla terraferma massiccia delle tradizioni, anche avanguardistiche. Le rappresentazioni cartografiche della musica lasciano il tempo che trovano, ma non è che non servano proprio a niente: danno forma a un pensiero, e già la suggestione delle isole mi pare più ricca di sviluppi di quella dei "territori" con i "confini" e le "terre di nessuno". Ancora più affascinante forse è quella delle nuvole (la proponeva Xenakis): nuvole che si incontrano, si sovrappongono, si lasciano. Ma isole e nuvole stanno bene insieme, soprattutto pensandole sotto il cielo lattiginoso di Milano, in questa pianura immobile. Nessuna musica è un'isola, ma è bello navigare.
Franco Fabbri
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