Sonata Islands Festival 2002
giovedì 28 novembre 2002 ore 21
Sonata Islands Muti musicati
Lumière Immagini dal cinematografo
rielaborazione di Fabrizo Varesco, musiche di Filippo Del Corno
Graham Fitkin Frame per flauto e marimba
Tziga Vertov L'uomo con la macchina da presa
rielaborazione di Giorgio Longo, musiche di Carlo Galante
Sonata Islands:
Emilio Galante flauto
Andrea Pecolo violino
Bainca Fervidi violoncello
Andrea Dulbecco vibrafono e percussioni
------------------------------------------------------------------------------
domenica 1 dicembre 2002
Larjines Poema ladino di Emilio Galante e Stefano Dellantonio per coro e quattro strumenti
Luigi Azzolini direttore e viola
Gruppo corale Quadrivium
Solisti
Anna Pellizzari soprano
Marco Petrolli controtenore
Paolo Deanesi basso
Sonata Islands:
Emilio Galante flauto
Mauro Negri clarinetto
Tito Mangialajo contrabbasso
Andrea Dulbecco vibrafono e percussioni
lunedì 2 dicembre 2002
Milano Cello Quartet
Bianca Fervidi
Andrea Pecelli
Andrea Scacchi
Valentina Turati
Carlo Boccadoro (1963) Souvenir (1997)
Sebastiano Cognolato Istruzioni per piangere (2002)
Sofia Gubaidulina (1931) Quaternion (1996)
Arvo Pärt (1925) Fratres (1977/82)
------------------------------------------------------------------------
mercoledì 4 dicembre 2002 - ore 21
Duo Aisha
Andrea Dulbecco - vibrafono
Luca Gusella - marimba
Chick Corea Children's Songs
Karlheinz Stockhausen Tierkreis
Ludovico Einaudi Moto Perpetuo
Bruno Maderna Serenata per un satellite
Frank Zappa Wild love (arr. di Luca Gusella)
Luca Gusella Fast Train
Andrea Dulbecco Wind - Blanca
Paolo Ugoletti Facing North
David Friedman - David Samuels Carousel
Ralph Towner Beneath an evening sky
venerdì 6 dicembre 2002
Sonata Islands
Lorenzo Ferrero Three baroque buildings in a frame per flauto e quartetto d'archi
Steve Mackey Physical Property per chitarra elettrica e quartetto d'archi
Marco Tutino Chimera per flauto e quartetto d’archi
Sonata Islands
Emilio Galante flauto
Walter Zanetti chitarra elettrica
Andrea Pecolo violino
Francesco Lattuada violino
Fulvio Liviabella viola
Bainca Fervidi violoncello
------------------------------------------------------------------------------
Palazzina Liberty -Largo marinai d'Italia.
Ogni concerto inizia alle ore 21
Ingresso 6 euro
Direzione artistica
Sonata Islands
Ufficio Stampa Roberto Valentino
Nel festival vengono presentate quattro nuove composizioni, scritte appositamente da Lorenzo Ferrero, Filippo Del Corno, Sebastiano Cognolato e Paolo Ugoletti.
Frame di Fitkin e Quaternion della Gubaidolina vengono inoltre presentati per la prima volta in Italia.
Sonata Islands è un ensemble cameristico nato per suonare quella musica italiana di oggi che aspira ad un forte rapporto comunicativo con il pubblico. Il primo progetto al quale si è dedicato è stata la registrazione di un CD di Emilio Galante, Sciara di Fuoco, edito dall'etichetta "Ai Confini ed oltre" della BMG-Ricordi nel gennaio del 1999 e presentato al Piccolo Teatro Studio nel giugno del 1999. Nell'autunno 1998 ha registrato le musiche di Cesare Picco per il balletto La Lupa, inciso su CD Sonzogno. Nel maggio del 2000 ha inciso per Rugginenti Enigma, la musica dei Tarocchi, di Carlo Gamante, messo in scena all'Accademia Filarmonica Romana nel luglio dello stesso anno, come pure a Milano, Sondrio, Ivrea e Bologna. Nel 2001 ha messo in scena lo spettacolo Campioni, con musiche scritte per alcuni cortometraggi su grandi campioni dello sport e lo ha presentato a Milano, Bologna, Trento, Bellinzona e Asolo.
Il Milano Cello Quartet nasce nel 1995 da un'idea di
quattro concertisti con lo scopo di approfondire e
diffondere il repertorio per quartetto di violoncelli.
La formazione, oggi, è pressoché unica in Italia ed è
stata la prima, nel suo genere, ad intraprendere
un'attività concertistica stabile; ha già suonato nelle
principali città nazionali ed in diretta per la
RAI-Radiotre. I componenti del quartetto hanno studiato con violoncellisti di fama internazionale, come: M.Maisky, R.Filippini, M.Brunello, E.Dindo e sono tutti vincitori di premi nazionali ed internazionali, sia come solisti sia in formazioni cameristiche.
Particolare attenzione è stata rivolta alla valorizzazione
del patrimonio musicale italiano, grazie alla scoperta di
brani originali inediti ed alla preziosa collaborazione di
compositori contemporanei.
Il duo Aisha propone l’esecuzione di musiche appartenenti a diverse aree stilistiche: composizioni colte della seconda metà del Novecento (Stockausen, Maderna, Children’s songs), brani di estrazione jazz (Towner,
Zawinul), pop (Einaudi) e degli stessi esecutori, utilizzando la pratica dell’improvvisazione e della composizione estemporanea ispirata alle forme musicali in repertorio.
________________________________________
Isole nelle correnti
No man is an island "Nessun uomo è un'isola". Chi l'ha detto? In un film di successo di qualche anno fa, About A Boy, la domanda compare in un quiz televisivo. Il ragazzino co-protagonista, che non ha tempo di sentire la risposta esatta, si convince che l'autore sia John Bon Jovi (un famoso rocker americano), e lo ribadisce anche alla fine del film. Sarebbe stato interessante intervistare il pubblico italiano all'uscita del cinema che sorrideva all'ovvio svarione del ragazzino più che altro pensando che Bon Jovi non abbia mai potuto fare un pensiero così profondo e ripetere la domanda. Chi l'ha detto, e dove? In quanti avrebbero saputo rispondere? L'ha scritto John Donne (1572-1631), nella sua diciassettesima Devotion, quella che contiene anche quell'altra frase (forse di maggiore celebrità letteraria e cinematografica): "Non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te." Né Donne né le sue meditazioni sono particolarmente noti in Italia, mentre nel mondo anglosassone almeno le frasi che ho citato sono di uso proverbiale. Un musicologo inglese, Richard Middleton, ha parafrasato la prima, facendone il fulcro teorico del suo libro più noto, anche qui da noi: Studiare la popular music (Feltrinelli, 1994). "Nessuna musica è un'isola", No music is an island, scrive Middleton. Nessuna cultura musicale è separata, tutte sono interconnesse, ciò che si fa a una musica (a un uomo, diceva Donne) lo si fa a tutte (all'umanità); la perdita, la dimenticanza di una musica è una perdita per tutte (e anche per le altre "suona la campana"); far conoscere una musica fa conoscere tutte le musiche. E soprattutto forse Middleton sottolinea proprio questo aspetto nessuna musica può pretendere di essere, da sola, "La Musica". È curioso che questi collegamenti (fra il film, Donne, e Middleton, del cui libro ho curato l'edizione italiana e che sarebbe di lì a poco venuto in Italia per partecipare a un convegno sui rapporti tra musicologia "colta" e musicologia "popular"), mi si siano presentati nelle stesse ore nelle quali Emilio Galante mi chiedeva di scrivere qualche riga a proposito di un festival che porta lo stesso nome del gruppo che dirige (e che già conoscevo e apprezzavo), Sonata Islands. Ma il fatto è che questi giorni, questi mesi, questi anni (il nostro tempo, insomma) sono intrisi di riflessioni e discussioni sui rapporti fra le culture, sui valori che le fondano, sulla possibilità che si rispettino pur restando fedeli ai propri principi, o che entrino in conflitto. Un professore universitario statunitense, tempo fa, ha suscitato un vespaio nel mondo degli studi musicali soprattutto americani sostenendo che di fatto esiste una Musica basata su valori assoluti, e altre che non vale nemmeno la pena di studiare. Basta sostituire qualche termine tecnico, e la polemica poteva essere letta esattamente come quella che ha accompagnato gli ultimi scritti di Oriana Fallaci. Ma bisogna dire che la sortita del musicologo ha avuto molto meno successo. Fosse stato un cardinale, con questa sua professione di antirelativismo avrebbe potuto ritrovarsi molto in alto. Anche da questo punto di vista, la musica come sempre avrebbe molto da insegnare.
Il festival Sonata Islands non ha mi sembra intenzioni didascaliche. Ma ogni rassegna che abbia alla sua origine un pensiero crea un senso, suggerisce un'immagine. Questa rimanda a un arcipelago di musiche e di musicisti che hanno molto in comune, che certamente non rifiutano l'idea di essere collegati fra loro, ma che hanno posto alla base del loro lavoro (questa forse è proprio l'immagine-guida) una certa leggerezza, un desiderio di navigare a una certa distanza dalla terraferma massiccia delle tradizioni, anche avanguardistiche. Le rappresentazioni cartografiche della musica lasciano il tempo che trovano, ma non è che non servano proprio a niente: danno forma a un pensiero, e già la suggestione delle isole mi pare più ricca di sviluppi di quella dei "territori" con i "confini" e le "terre di nessuno". Ancora più affascinante forse è quella delle nuvole (la proponeva Xenakis): nuvole che si incontrano, si sovrappongono, si lasciano. Ma isole e nuvole stanno bene insieme, soprattutto pensandole sotto il cielo lattiginoso di Milano, in questa pianura immobile. Nessuna musica è un'isola, ma è bello navigare.
Franco Fabbri
i
|